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DAL CAMPO ALLA STALLA

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PER CONTARE SU SISTEMI FORAGGERI AD ALTA EFFICIENZA PRODUTTIVA

La stalla da latte è un sistema produttivo molto complesso che prevede, oltre agli aspetti zootecnici dell’allevamento vero e proprio, anche gli aspetti agronomici delle coltivazioni.
Il Consorzio Agrario lo scorso 24 febbraio presso Best Western Cremona Palace Hotel in Cremona ha organizzato un convegno dal titolo “DAL CAMPO ALLA STALLA – Tecniche di valorizzazione dei prodotti aziendali”, relatore Francesco Masoero Professore ordinario Direttore dell’Istituto di Scienze degli alimenti e della nutrizione della Facoltà di Agraria dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza.
Masoero ha posto l’attenzione sull’importanza che rivestono i foraggi nella dieta per bovine da latte sotto l’aspetto nutrizionale, in quanto alimenti essenziali per garantire un buon equilibrio dell’ecosistema ruminale grazie all’apporto corretto di sostanze nutritive come le proteine, i grassi, la fibra, gli amidi, gli zuccheri, i minerali e le vitamine fondamentali per produrre latte, grasso e proteine.

La nutrizione di base e la nutrizione clinica delle bovine hanno ormai una “robusta” base scientifica. Oggi esistono software molto evoluti per realizzare razioni e laboratori d’analisi degli alimenti sempre più economici ed affidabili. Sta crescendo l’interesse verso la nutrizione clinica ossia la possibilità di modulare alcuni nutrienti per prevenire o trattare sicuramente le malattie metaboliche, ma anche le principali patologie riproduttive e la scarsa efficienza del sistema immunitario.
I prezzi delle materie prime e la loro instabilità negli ultimi anni hanno costretto gli allevatori ad analizzare criticamente le strategie nutrizionali e colturali adottate con lo scopo di migliorare od ottimizzare l’efficienza alimentare ed economica delle aziende zootecniche. In questo senso, il massimo impiego in razione di alimenti e foraggi aziendali, rappresenta una scelta obbligata soprattutto per ridurre la dipendenza dal mercato e garantire efficienza fisiologica delle razioni e funzionalità ruminale. I foraggi sono però estremamente variabili per quanto riguarda la loro composizione (tenore in proteina e fibra), influenzando – e spesso limitando – il potenziale di ingestione di sostanza secca da parte degli animali. Per questo, non tanto la tipologia di foraggio (leguminosa, graminacea, insilato o affienato) ma la loro qualità e la loro salubrità sono strategici in un’ottica di massimo impiego nelle razioni. Questo aspetto viene esaltato soprattutto dall’utilizzo dei moderni modelli dinamici di razionamento, che necessitano di molti parametri analitici per una corretta formulazione.

Nella pratica però molti dei parametri necessari vengono controllati solo raramente, in quanto costosi e spesso variabili da un punto di vista analitico. Per questo spesso ci si affida a valori tabulari non sempre riferibili alla realtà in cui si opera. Quasi sempre i database disponibili provengono da una raccolta di foraggi fatta in altri paesi caratterizzati da climi diversi (INRA, AFC, NorFOR) oppure da altri continenti (NRC, CNCPS). I foraggi possono essere caratterizzati per parametri “nuovi”, quali la digeribilità e la velocità di degradazione dell’NDF nel rumine, in quanto si ritiene che questi ultimi permettano una sempre più affidabile valutazione dei foraggi. Confrontando i dati del nostro mercato con quelli USA è stato possibile evidenziare come i foraggi campionati in Pianura Padana siano mediamente raccolti in fasi di maturazione più avanzata, con valori di proteina più bassi e fibre superiori nel caso dei fieni di medica, di loietto e per gli insilati di sorgo e di cereali autunnovernini. Al contrario i silomais hanno mostrato un minore contenuto in fibra (ADF e lignina), con livelli di amido simili a quelli dei campioni USA. Oltre alle tecniche di coltivazione (preparazione dei terreni, irrigazione e concimazione), l’ottima qualità dei nostri silomais deriva dall’impiego di nuovi ibridi ad alta produzione di biomassa e con buoni valori di digeribilità della fibra (dNDF e iNDF).

Al fine di soddisfare i fabbisogni dell’allevamento da latte bisogna favorire gli avvicendamenti con specie in grado di produrre elevate quantità di proteine per ettaro senza sottovalutare la necessaria abbondante produzione di carboidrati, soprattutto sottoforma di fibra digeribile (elevata digeribilità dell’Ndf), ma anche di amidi e zuccheri come fonti energetiche.

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